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Semplicemente Ricarica – Parte Seconda

Articolo tratto dalla rubrica Semplicemente Ricarica, pubblicato nell’agosto 2010 sulla rivista Action Arms del Grande Paolo Tagini.
N.B. Nell’articolo sono presenti alcuni prezzi al pubblico e riferimenti normativi che, ovviamente, si riferiscono al periodo di pubblicazione.

A qualunque tiratore sarà capitato, almeno una volta nella propria vita operativa, d’imbattersi nell’acronimo IMI (Israel Military Industries).
 
Cosa vuol dire? 
Perché il calibro più diffuso in Italia reca una sigla israeliana?… 
Niente di più semplice: mercato! 
Tra la metà degli anni ’70 ed i primi anni ’80 il suolo nazionale più che da confini geografici era stato diviso da due differenti piaghe sociali; a nord l’opprimente “strategia del terrore” riempiva quotidianamente le cronache, mentre a sud si era ormai palesato l’inizio degli “anni di piombo”.
Le Autorità italiane, non potendo restare indifferenti agli avvenimenti dell’epoca, introdussero norme e leggi atte alla disciplina e al controllo delle armi da fuoco (e non), nella fattispecie la legge 18 aprile 1975 n. 110 (Norme integrative della disciplina vigente per il controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 21 aprile 1975, n. 105), all’articolo 7, istituiva presso il Ministero dell’interno, tramite Commissione Consultiva, il Catalogo nazionale delle armi comuni da sparo tutt’oggi [riferito al mese di agosto 2010, n.d.r.] in vigore; citando il quarto comma del succitato articolo, […] L’iscrizione dell’arma nel catalogo costituisce accertamento definitivo della qualità di arma comune da sparo posseduta dal prototipo […] in parole povere la commissione aveva il compito di valutare ogni singolo prototipo d’arma prima che lo stesso possa essere introdotto sul mercato italiano e la presenza del munizionamento bellico in calibro 9×19 Parabellum rendeva impensabile la commercializzazione di armi e munizioni in 9 mm destinate all’impiego civile.
È in questo contesto che due coraggiosi progettisti italiani, Armando Piscetta, titolare della Fabbrica d’armi Jager di Loano, ed Erasmo Giordano, iniziarono le loro sperimentazioni per la realizzazione di una munizione in 9 mm per l’impiego civile in sostituzione al già catalogato (su pistola semiautomatica Sig Sauer P230) 9×18 Police o all’allora “bellico” 380 Auto (9 corto).
In un primo momento si provò ad allungare le pareti del bossolo in 9×19 ma, la difficoltà nel reperimento della materia prima (il semplice possesso di bossoli 9 Para poteva essere pericoloso in quagli anni) fece cedere il passo a ben altre scelte.




I due progettisti utilizzarono allora bossoli del 7,65 Parabellum, aventi già un’altezza di 21mm e, tramite punzoni “a riempimento”, provarono ad allargare il colletto degli stessi, dando vita ad una munizione dalla conicità simile a quella del proibitissimo 9×19, il calibro 9×21 G.P. (Giordano-Piscetta), una sigla poco conosciuta e mai vista all’interno dei nostri poligoni di tiro, così com’è poco conosciuto il calibro 9×21 Jager, munizione realizzata dagli stessi Giordano e Piscetta, ottenuta dall’accorciamento del bossolo del 9×23 Steyr.
Foto 3. I componenti utilizzati per la realizzazione delle nostre prime cartucce in calibro 9×21 IMI.

Foto 4. Bossoli del 7,65 Parabellum e del 9×21 IMI.

A pochi mesi dalla realizzazione italiana dei due nuovi calibri in 9×21 fu un’altra ditta italiana ad importare ed a presentare al vaglio della Commissione Consultiva del Ministero dell’interno la pistola semiautomatica israeliana UZI Defender, camerata in 9×21 IMI, ovverosia 9×21 G.P.
L’arma fu catalogata come arma comune da sparo ed il successo dato dall’impiego della munizione in 9×21 IMI è prova tangibile della validità degli studi compiuti da Erasmo Giordano ed Armando Piscetta ai quali però non venne attribuito alcun merito e/o riconoscimento.

La ricarica

Oltre che per fattori prettamente economici, la ricarica della munizione 9×21 IMI è indispensabile per ottenere i risultati che sono peculiari di questo calibro; infatti, data la similitudine con il 9×19, è consuetudine, da parte delle case produttrici, caricare munizioni 9×21 e 9×19 in egual modo.
È infine utile precisare che, a differenza del 9×19, il 9×21 IMI è una munizione più veloce, che ben si presta al caricamento “a fattore” richiesto dalla pratica del Tiro Dinamico Sportivo.
Per questa nostra prima ricarica “neofita” abbiamo realizzato 100 cartucce con una lunghezza totale di 29,5mm, utilizzando:
  • Bossoli cal. 9×21 IMI Primo Sparo;
  • Inneschi boxer Small Pistol Fiocchi;
  • Palle LRN-TFL 123 grani Fiocchi;
  • Polvere VihtaVuori N350.

 

N.B. Prezzi riferiti al mese di agosto 2010




Dati tecnici

La munizione viene ricaricata solitamente con una lunghezza nominale (O.A.L.) compresa tra i 27 ed i 29,75 mm, una velocità tra i 256 ed i 418 m/sec (metri al secondo), sviluppante un’energia compresa tra i 27 ed i 58 kgm (kilogrammetri).
Nella preparazione di cartucce idonee alle competizioni di tiro dinamico è anche possibile raggiungere i 31mm di lunghezza finale, ma ciò implica armi e tecniche adeguate allo scopo.
Il bossolo monta inneschi Small Pistol, mostra un diametro alla bocca di 9,63 mm, un’altezza di 21,15 mm, ed un diametro al fondello di 9,96 mm.
La munizione, per la sua grande versatilità, digerisce con semplicità palle Round Nose, Truncated Cone, Hollow Point e le velocissime THV.
Attrezzature Utilizzate
In questo nostro secondo appuntamento, volendo intraprendere un cammino nella pratica sicura dell’Handloading, andremo ad utilizzare da principio attrezzature entry level che garantiscono semplicità delle operazioni e costi contenuti.
È utile ricordare che, per la corretta installazione della pressa presa in esame, la LEE Reloader (telaio a “C”), sarebbe opportuno disporre di un adeguato piano di lavoro (preferibilmente in legno) e forarlo in corrispondenza dei perni di fissaggio e dell’uscita degli inneschi spenti.
1° Passaggio – Decapsulamento e ricalibratura
Iniziamo la ricarica delle nostre munizioni partendo da bossoli usati, quindi contenenti ancora la capsula d’innesco spenta.
L’impiego del sizing die della LEE non richiede particolari regolazioni e, in una sola operazione, permette di decapsulare e ricalibrare il bossolo.
Procedimento:
  • Inserire sulla testa del pistone della pressa lo shell holder incluso nel set di dies.
  • Avvitare sul foro superiore della LEE Reloader il sizing die sino a fine corsa. La ghiera presente sul die permette di scegliere l’altezza a noi più comoda.
  • Inserire un bossolo nello shell holder.
  • Esercitare pressione sulla leva d’azionamento della pressa sino a fine corsa.
  • Riportare la leva nella posizione originaria.
  • Ripetere l’operazione su tutti i bossoli da decapsulare e ricalibrare.

 

Foto 5. Come inserire lo Shell Holder nella testa del pistone della pressa.

Foto 6. Avvitare il sizing die sino a fine corsa.

Foto 7. 8. Inserire un bossolo nello shell holder ed esercitare un’adeguata pressione sulla leva d’azionamento della pressa e riportarla in posizione iniziale.

Può verificarsi che, a causa di incrostazioni o di sporcizia all’interno dei bossoli (o anche del foro di vampa), il decapsulamento non avvenga in maniera corretta e l’asta ove alloggia lo spillo decapsulatore salga oltre la testa del die; in questo caso non si è di fronte ad un malfunzionamento del die, anzi, il movimento superiore dell’asta preserva l’integrità dello spillo decapsulatore.
Foto 9. In caso di corpi estranei all’interno del bossolo il congegno di sicurezza del die eviterà il rompersi dello spillo decapsulatore.




Per risolvere il problema è necessario avvalersi di un piccolo martello per riportare l’asta nella sua posizione originaria e di una chiave per stringere (lievemente) la testa del die.
2° Passaggio – Innescamento
Avendo ottenuto bossoli nuovamente calibrati è adesso necessario inserire dei nuovi inneschi.
Per procedere in questa operazione ci avvaliamo dell’innescatore manuale della LEE, ricordando di indossare un paio di occhiali protettivi… sicurezza e prudenza sono alla base dell’handloading.
  • Per prima cosa è necessario montare lo shell holder per innescatore.
  • Rimuovere il coperchio dell’innescatore e, con pazienza certosina, versare il quantitativo d’inneschi desiderato (il produttore consiglia di non superarne i 100) sopra il piatto, avendo cura di posizionare tutti gli inneschi con l’incudine verso l’alto.
  • Chiudere il coperchio.

 

A questo punto l’innescatore è pronto per svolgere le proprie funzioni; basta inserire il bossolo nello shell holder e, tenendo lo stesso inclinato verso il basso, agire sulla leva dell’innescatore per inserire la capsula all’interno del bossolo.
In caso di dubbi (specie per chi innesca le prime volte), per verificare il corretto innescamento dei bossoli, sarebbe opportuno poggiare gli stessi su di una superficie piana; se il fondello aderisce perfettamente alla superficie allora i nostri bossoli sono stati innescati correttamente, in caso contrario, la sporgenza di un innesco mal inserito non lascerà il bossolo in posizione perfettamente verticale.
Attenzione, non utilizzare mai bossoli aventi inneschi sporgenti rispetto al fondello, potrebbe provocare accensioni non volute e molto pericolose.
Foto 10. Prima di procedere con l’innescamento è necessario applicare sulla punta dell’innescatore lo shell holder adeguato (differente rispetto a quello utilizzato dalla pressa).

Foto 11. Tutti gli inneschi vanno adagiati sul piattino nello stesso verso. Il produttore consiglia di non superare il quantitativo di 100 inneschi per volta.

Foto 12. 13. Inserire il bossolo nello shell holder ed esercitare una pressione costante sulla leva dell’innescatore.

3° Passaggio – Svasatura ed inserimento della polvere
Senz’alcun dubbio uno dei passaggi più delicati da compiere è la svasatura ed inserimento della polvere, ragion per cui inizieremo a prendere dimestichezza con l’expanding die utilizzando dei bossoli ricalibrati ma non innescati.
La matrice per la svasatura (expanding die per l’appunto) ha il compito di allargare la bocca del bossolo quel tanto che basta per accogliere la palla, difatti, se tale svasatura fosse insufficiente, il taper crimp (matrice che inserisce la palla nel bossolo) andrebbe a “trafilare” la palla, specie se in lega, inficiandone le prestazioni finali; di contro, una svasatura esagerata rischierebbe di rovinare irrimediabilmente il bossolo.
Per regolare correttamente l’expanding die procediamo nel modo seguente:
  • Inserire un bossolo ricalibrato nello shell holder e, tramite la leva, portarlo sino alla sommità della pressa.
  • Avvitare la matrice sin quando l’agente svasatore non toccherà la bocca del bossolo, avvitare ancora di ¼ di giro e togliere il bossolo.
  • Provare ad inserire una palla all’interno del bossolo; se la stessa entrerà senza difficoltà sino a coprire il solco di grassaggio il die è regolato bene, in caso contrario avvitare ancora, avanzando sempre di ¼ di giro, sino a raggiungere l’altezza necessaria.
  • Stringere la ghiera del die per mantenere fissa l’altezza della svasatura.
  • Posizionare l’imbuto da polvere sull’expanding die.

 

Dato che la matrice è ormai tarata è giunto il momento di pesare la polvere per l’inserimento della stessa all’interno di ogni singolo bossolo.
Foto 14. Nella fase di “svasatura” è anche possibile, mediante l’expandig die e l’imbutino, inserire il quantitativo di polvere necessaria per il caricamento.
La bilancina meccanica utilizzata è abbastanza semplice ed intuitiva, oltre che economica; se non per la scala graduata (espressa in grani) il principio è lo stesso su cui si basano le comuni bilance dell’ortofrutta.
Basta posizionare la sfera sulle decine desiderate (in questo caso sempre sullo “0”!), l’indicatore dei grani e quello dei decimi, versare un piccolo quantitativo di polvere e verificare il livello.
Si raccomanda di effettuare pesate precise prima di versare la polvere all’interno del bossolo.
Più che consigliabile è necessario posizionare i bossoli con la polvere sull’apposito piattino porta bossoli.
Per le dosi di polvere si rimanda il lettore ad un’approfondita consultazione di manuali di ricarica specifici, ricordando che:
  • Quando si ricarica un nuovo calibro, o si utilizza una nuova tipologia di polvere, è consigliabile seguire le dosi minime.
  • Eventuali incrementi campione non dovrebbero mai superare il 10% rispetto alle precedenti ricariche.
  • Non bisogna superare in alcun caso le dosi massime.

 

Foto 15. Prima di procedere con il confezionamento finale delle munizioni è necessario effettuare un ultimo controllo visivo avvalendosi del piatto porta bossoli. In questa fase eventuali errori di caricamento, come ad esempio la doppia carica, sono facilmente riscontrabili.




4° Passaggio – Inserimento della palla e crimpaggio
Anche in questo caso, prima di procedere con il perfezionamento della munizione, è necessario regolare la matrice, il taper crimp.
Foto 16. 17. Per una corretta chiusura bisogna poggiare la palla sulla bocca del bossolo già svasato, all’altezza del solco di grassaggio.
  • Inserire un bossolo ricalibrato (ma nonsvasato) nello shell holder e, tramite la leva, portarlo sino alla sommità della pressa.
  • Avvitare il taper crimp die sino al raggiungimento della bocca del bossolo avendo cura di svitare al massimo la sommità della matrice stessa che compone l’inseritore della palla (crimpaggio “0”).
  • A questo punto sarebbe preferibile effettuare delle “prove in bianco”, ovvero, inserire una palla in un bossolo svasato in assenza di polvere e, con l’ausilio di un calibro, verificare il raggiungimento dell’altezza desiderata (nel nostro caso 29,5mm) mediante l’azione sul perno inseritore.
  • Fissare la matrice attraverso la ghiera esterna.

 

È utile ricordare che, prima di procedere al confezionamento delle munizioni, è necessario effettuare un controllo visivo del piattino porta bossoli al di sotto di un’adeguata fonte di luce; casi di “doppia carica” sono facilmente rilevabili.
Foto 18. Con l’ausilio di un calibro è possibile verificare la lunghezza totale (Overall Length in inglese, abbreviata comunemente in OAL) della nostra munizione finita.

Conclusioni

Con un piccolo investimento di appena 140,00 euro [cifra riferita al mese di agosto 2010, n.d.r.], una buona dose di volontà, ed un paio d’ore di tempo libero, siamo riusciti a confezionare le nostre prime cento cartucce in calibro 9×21 IMI.
Ovviamente non resta che provarle in poligono!
Nel prossimo appuntamento vedremo insieme come ricaricare il 7,65 Parabellum affrontando tutte le problematiche che riguardano la lavorazione dei bossoli Bottle Neck.




Semplicemente Ricarica

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Marco Milazzo