Porto d’armi? Non è un tuo “diritto”!

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in: Cittadino vs. Pubblico Ufficio, Legal

Quando una licenza di Pubblica Sicurezza diventa Agognata

Oltre a quanto è stabilito dall’articolo 11, non  può  essere conceduta  la  licenza  di portare armi: a) a chi ha riportato condanna alla reclusione per delitti non colposi contro le persone commessi con violenza, ovvero per furto, rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione; b) a chi ha riportato condanna a pena restrittiva della libertà personale per violenza o resistenza  all’autorità  o  per delitti contro  la  personalità dello Stato o contro l’ordine pubblico; c) a chi ha riportato condanna per diserzione in tempo di guerra, anche se amnistiato, o per porto abusivo di armi. La  licenza  può  essere ricusata  ai  condannati per delitto diverso da quelli sopra menzionati e a chi non può provare la sua buona condotta e non dà affidamento di non abusare delle armi. (T.U.L.P.S. – articolo 43)




Con l’articolo 43 del Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza il legislatore identifica chiaramente quali siano le persone cui negare una licenza di porto d’armi:

  • Sei stato condannato per reato violento? Non avrai mai il porto d’armi!
  • Hai commesso delitti contro lo Stato? Vedi sopra…
  • Disertore? Ha portato armi senza licenza? E di cosa stiamo parlando…
Quindi i punti a), b) e c) sono chiari a tutti; è l’ultimo comma invece a destabilizzare non “l’appassionato”, ma il semplice lettore senziente… continuiamo l’analisi dell’articolo di legge, parola per parola, nella fattispecie:
  • […] ai  condannati per delitto diverso da quelli sopra menzionati […]
  • […] chi non può provare la sua buona condotta […]
  • […] non dà affidamento di non abusare delle armi.
Se sui primi tre punti non avevamo alcun dubbio, identificare adesso i soggetti cui negare la possibilità di acquistare, detenere e trasportare/portare armi, diventa un pelino più difficile.
Il legiferare, pacifico, è compito assai arduo… se le leggi lasciano spazio ad interpretazioni facilmente plasmabili, ai danni del cittadino, allora qualcosa che non va c’è… ed anche questo è pacifico.

 

Mario… nome di fantasia per una storia vera

Esercito la professione da non moltissimo tempo, in fondo sono ancora convinto di essere giovane… e, come tutti i professionisti, ho quella “storia” che è rimasta nel cuore, l’assurda vicenda di Mario (nome di fantasia per una storia vera, ribadisco).
Ma cos’ha fatto Mario?
Chi è Mario?

  • Mario è un operaio, classe ’54, operaio da quando aveva 14 anni, cacciatore da quando ne aveva 16.
  • Mario è un operaio un po’ particolare… già, perché direttamente, ed anche indirettamente, lavora per lo Stato Italiano; Mario ha il nulla osta per lavorare all’interno di installazioni sensibili (militari e civili).
  • Mario è sfortunato, vive in terra di Sicilia.
  • Mario ha fatto un errore, non doveva contraddire il Comandante della sua Stazione d’appartenenza.
  • Mario dal 2010 non è più cacciatore; lo Stato per il quale lavora non lo ritiene più persona di fiducia… non può nemmeno più detenere i fucili che il padre gli ha lasciato in eredità…
  • Mario ogni mese mi chiama per sapere se ci sono “novità”… ma il ricorso al T.A.R. è lungo…
  • Mario è amareggiato… io da Italiano sono amareggiato!

Lo so… ho copiato lo stile di chiusura de Il Talento di Mr. Ripley, ma il caso di cui parlo è veramente nel mio cuore.

Innanzitutto, per il lettore un po’ prevenuto, dire Siciliano non vuol dire Mafioso; un alterco con la persona sbagliata (appunto il Comandante della Stazione CC) e tutto diventa un incubo… non storcere il naso, potrebbe capitare anche a te!

Nel 2009 Mario ha una discussione con la persona fisica e giuridica di Giovanni (anche questo nome di fantasia), non con il Comandante, Pubblico Ufficiale (etc. etc.) nell’espletamento delle proprie funzioni… Giovanni il compaesano… futilissimi motivi… tutto qui!
Nessuna lite, nessun atto violento… un banalissimo contrasto di opinioni, sicuramente contornato da qualche parolaccia… tutto qui!Nel 2010 a Mario scade la licenza di Porto d’Armi per l’esercizio dell’attività venatoria… cosa fa? Ovviamente presenta la regolare richiesta di rinnovo… è orgoglioso Mario del suo status di cacciatore… sicuramente la cosa a cui più tiene!Mario non sa che li sarebbe iniziato il suo calvario!Non si arriverà neanche alle idi di marzo e le notifiche inizieranno a fioccare, come ad esempio:

  1. Rigetto dell’istanza di rinnovo della licenza di porto di fucile per uso caccia.
  2. Divieto di detenzione armi e munizioni.




Che vuoi farci, è un atto dovutoma dovuto per cosa?
Beh… Giovanni qualcosa da scrivere sul SUO parere l’ha trovata… Mario ha un nipote (che neanche frequenta) che vive al nord… il nipote fa il fruttivendolo, cavoli, broccoli, carciofi… ed un coltello (da cucina!!!) alla cinta.Nel 2006 il nipote di Mario viene denunciato da un Carabiniere per quel coltello alla cinta… ovviamente nel pieno espletamento delle proprie funzioni di FRUTTIVENDOLO = durante un mercatino rionale; il tutto per il nipote di Mario si tradurrà in una bolla di sapone, nessun reato è stato commesso… per Mario queste saranno le motivazioni del parere negativo, non può provare la sua buona condotta, le sue frequentazioni.

Ad oggi 23/11/2016 Mario ha speso la bellezza di euro 2.812,55, di cui 2.500 per il Legale Difensore che ha legittimamente presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, ed appunto la strada sarà lunga…

Sarei più contento se mi licenziassero; se non sono degno di detenere le armi che mio padre mi ha lasciato non sono neanche degno di lavorare dentro le caserme dello Stato. (Mario)

Discrezionale… significato del termine

Da questo breve racconto possiamo ben comprendere come la discrezionalità sia ampiamente applicata al rilascio di una qualsiasi licenza di Pubblica Sicurezza; non c’è un opuscolo, vedemecum, od una legge, che spieghi a noi comuni cittadini mortali “fai questo, fai quello, non fare questo, non fare quello”… la sola asserzione “chi non può provare la sua buona condotta”, così come “non dà affidamento di non abusare delle armi” implica una discrezionalità di giudizio da parte degli organi competenti (persone come si è dimostrato) nel formulare i propri pareri… pur essi negativi.

E se utilizzo il termine discrezionalità, come sempre, lo faccio a ragion veduta… dizionario della lingua italiana a cura de Il Corriere della Sera (http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/D/discrezionale.shtml): Che dipende dal criterio di giudizio personale.

Sulla scrivania ho il caso di un cliente cui è stato rigettato il rilascio di Porto di Fucile ad Uso Caccia (così ha scitto la Questura) in quanto il richiedente è INDAGATO (quindi non condannato) per il reato di abusivismo edilizio!!! 


Cittadino fidati! Se dinnanzi a te hai una persona munita di un qualsiasi “Porto d’Armi” sappi che quell’individuo per lo Stato Italiano è veramente cristallino… e non ha mai litigato con il Comandante della propria stazione CC competente.


Concludo queste mie forse futili dissertazioni ricopiandoai posteri l’ardua sentenza!

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Marco Milazzo